Vado alla scrivania, premo un tasto e accendo il portatile, il sistema operativo richiede la password utente, si avviano tutti gli oscuri processi che coccolano il mio mondo informatico attraverso l'amichevole familiare grafica a finestrelle; mi connetto via wireless, previo inserimento password, alla rete locale, che attraverso il router fastweb e i suoi protocolli sotterranei mi da accesso alla rete globale. Apro il terminale, ora mi posso dimenticare dell'interfaccia punta-clicca-trascina, e del lago del Nuuksio National Park, Helsinki su cui sono carnalmente ma misticamente appesi cartelle e vari oggettini colorati. Con un bel, soddisfacente, comando SSH, mi connetto, inserendo la password personale, al mio account sul server dell'INFN; qui copio il sorgente della simulazione numerica su cui ho lavorato negli ultimi 5 mesi della mia vita, lo compilo con gfortran. Adesso, da dentro la LAN dell'INFN di Torino, posso connettermi, con un altro bel, soddisfacente, comando SSH, previo inserimento password, all'ìinterfaccia utente lcg dalla quale posso interfacciarmi con GRID, una rete di migliaia di CPU disseminate in decine di centri di ricerca nazionali, che mi fornirà la potenza di calcolo di cui ho bisogno in un lasso di tempo ragionevolmente contenuto. Qui vi copio l'eseguibile appena generato. Avvio un proxy server; il comando, dopo aver richiesto una password "segretissima", controlla i certificati personali elettronici e legge un file di configurazione per sapere che server contattare e a che titolo. Ora, attraverso la mediazione del proxy, posso scambiare dati con questo server e sottoporre l'eseguibile a GRID. Il comando legge un paio di file di configurazione, uno specifica eseguibile e input-output richiesti, un'altro specifica una serie di parametri che influenzano il modo in cui la mia richiesta viene gestita. Il Workload Management System analizza quest'ultima, individua i computing elements e gli storage elements che rispecchino i parametri in grado di soddisfarla e smista il lavoro tra essi, e mi produce una stringa di caratteri identificativa del mio processo con la quale posso controllarne lo stato e recuperare il risultato una volta che è terminato.
In un qualche punto dello spazio tempo a me prossimo, mia nonna di 86 anni si avvia verso verso uno schermo, preme un bottone la cui presenza è evidenziata da un nastro adesivo colorato, e dopo aver smosso l'antenna a baffo attende qualche secondo l'apparizione delle immagini di un varietà tardo pomeridiano della Radiotelevisione Italiana.
Mi sto chiedendo cosa ci sia di strutturalmente diverso, e non lo so.
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