08/08/14

Dammi un'ora, prima che sia tardi

una roba simil poesia che ho scritto parecchio tempo fa e che ora mi sorprende:

esorcizzavo i miei fallimenti
riversando autoironia a palate su chiunque a tiro,
a quel punto con le dita mi sfiorasti tra il gomito e il polso,
la spalla sarebbe stato troppo poco, le mani troppo
prima che il té si raffreddi
e il ghiaccio nel mojito si sciolga,
prima che il sole tramonti, o che sorga
prima che la fiducia si inaridisca
e avremo solo la nostra miseria da difendere
raccontami le tue costruzioni metafisiche,
il tuoi grimaldelli nichilistici,
narrami del tuo primo giorno di scuola
e dell'istante in cui realizzasti che le nuvole si spostano,
spiegami come nell'universo ti fai cullare e travolgere,
come ti difendi dall'inedia e dall'inconsistenza
prima che scada il parcheggio,
che l'ultimo bus notturno sfrecci indifferente,
prima che la tormenta si alzi, e ci sovrasti
prima che non non saremo più disposti a lasciarci influenzare,
a scoprire, ad uscire di casa
parlami delle cadute in bicicletta,
e dei tuoi imbarazzi più immensi
condividi le tue visioni allucinatorie
e il tuo repertorio di ironia
rappresentami come sostieni la vertigine
del sapermi inconoscibile, lontano, irraggiungibile







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